DELHI – La World Bank ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita del PIL nella regione dell’Asia del sud per i prossimi due anni, a seguito dei trend positivi registrati nei mercati dei paesi della regione. L’est dell’Asia, al contrario, registra un arresto della crescita, anche sotto il profilo del PIL. I risultati del World Bank’s South Asia Economic Focus, studio condotto dal celebre istituto, sono stati resi noti lo scorso Lunedì. L’india guiderà la crescita della regione, incidendo per l’80 per cento circa sulla produzione totale. Ciò nondimeno, ci si attende un rallentamento della crescita nei paesi dell’East Asia, in considerazione delle conservative politiche monetarie che i paesi che ne fanno parte, la Cina in particolare, implementeranno.
Il report afferma che la ragione del South Asia migliorerà l’attuale tasso di crescita del 5,4 per cento, arrivando a toccare il 6 per cento nel 2015 ed il 6,4 per cento nel 2016. D’altra parte invece, le previsioni per l’East Asia sono di segno opposto, con l’attuale tasso di crescita del 7,1 per cento destinato a calare fino al 6,7 per cento nel 2015, arrivando al 6,7 per cento nel 2016.
Alcuni operatori e commentatori hanno attribuito la previsione alle recenti proteste pro democrazia dei giovani di Hong Kong, e i conseguenti risultati sugli investimenti esteri in Cina. Il Capital Economics, ad esempio, nota come le ripercussioni economiche per le proteste non si limiteranno ad incidere sulla città stato, ma si accuseranno anche nel resto della Cina. In una nota ai clienti si precisa: “E’ importante non sottostimare i potenziali costi che la Cina so troverà ad affrontare se gli investitori esteri cesseranno di utilizzare Hong Kong come porta d’ingresso nel mercato asiatico e cinese in particolare.”
Ad ogni modo, le previsioni della World Bank si basano su trend registrati ben prima che Hong Kong vivesse questo periodo di turbolenza. Sebbene è fuori dubbio che le proteste avranno un impatto sulla fiducia degli investitori verso la Cina, è da diverso tempo che i paesi del Sud dell’Asia stanno emergendo come hub per il sourcing e la produzione. Questo vale in particolare per la superpotenza della regione: l’India.
Il basso costo del lavoro, insieme alle politiche che il governo Indiano sta adottando con lo scopo di incrementare gli investimenti esteri e creare nuove zone economiche speciali (special economic zones anche dette SEZ), hanno contribuito e stanno contribuendo a cambiare radicalmente le stime relative al paese. Tutto ciò è sottolineato dal report della World Bank, che afferma anche che gli stati del South Asia “hanno un’opportunità per diventare il primo centro manifatturiero mondiale”, a condizione che si prosegua sulla strada delle riforme strutturali. Infine, l’annuncio a margine del suo viaggio negli Stati Uniti del Primo Ministro Indiano, Narendra Modi, conferma proprio questa intenzione e può davvero significare che la regione dell’Asia Pacific si potrebbe candidare a divenire il motore dell’economia mondiale.
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