Gli Accordi di libero scambio (Free Trade Agreements o FTA) con i paesi asiatici rappresentano un importante beneficio per l’esportazione. Tuttavia, stando a quanto riportato da uno studio effettuato dall’Economist Intelligence Unit (The Economist Group) e sponsorizzato dalla HSBC, le loro complessità, unite alla mancanza d’informazioni che vi gravita attorno, stanno scoraggiando le imprese dallo sfruttarne a pieno i benefici; Il sondaggio è stato condotto su un campione di 800 imprese nel settore export operanti in otto diversi paesi asiatici: Australia, Cina, Hong Kong, India, Indonesia, Malesia, Singapore e Vietnam. A livello regionale, ogni FTA concluso risulta utilizzato solamente da un quarto degli esportatori asiatici.
Tuttavia, l’86 per cento delle aziende che riescono a sfruttare gli FTA hanno dichiarato che le loro esportazioni sono aumentate grazie agli stessi, confermando la riduzione delle tariffe e delle barriere in uscita, a beneficio del commercio.
Gli esportatori indiani risultano i più avvantaggiati dagli FTA, con il 93 per cento degli intervistati che dichiara di aver tratto beneficio, in termini di aumento delle esportazioni, dagli accordi di libero scambio. In particolare, gli FTA con Singapore, Malesia, Giappone e la più ampia area ASEAN (Association of Southeast Asian Nations) sono i più utilizzati dalle imprese indiane. Senza dubbio alcuni FTA sono più diffusi e popolari di altri, giacché permettono agli operatori del mercato di instaurare rapporti di scambio con sistemi economici più grandi e di paesi vicini, piuttosto che utilizzare accordi bilaterali con economie remote o di modeste dimensioni come quella, ad esempio, del Costa Rica.
A partire dai primi anni novanta, gli accordi regionali commerciali (Regional Trade Agreements o RTA) tra due o più paesi sono stati sempre più frequenti e sono oggi lo strumento preferito dai governi, specialmente a seguito dello stallo del cosiddetto Doha Round della World Trade Organization (WTO), iniziato ormai 13 anni fa nel 2001. Attualmente ci sono 585 RTA in tutto il mondo, di cui 379 in vigore.
Analisti e imprenditori da tempo ormai sollevano preoccupazioni sulla cosiddetta “Asian Noodle Bowl”, per cui un complesso e sovrapposto sistema di FTA crea confusione e spesso genera ottengono risultati contradditori rispetto a quel che dovrebbe essere il fine benefico degli accordi. Circa la metà degli esportatori ha una conoscenza limitata o ignora del tutto i vari FTA firmati dai paesi di appartenenza, e molti di loro individuano la mancata informazione e la scarsa pubblicità degli accordi come la causa principale di questo fatto. Un terzo di loro ritiene invece che i paesi inclusi nei diversi FTA non siano attraenti o comunque rilevanti per l’attività svolta dalla loro impresa.
Nonostante la grande rilevanza degli FTA, pochi paesi asiatici forniscono uno sportello informativo per promuoverli. La mancanza di pubblicità degli FTA è particolarmente rilevante nei paesi emergenti asiatici, stando a quando riportato dalla ricerca del The Economist. In India, il 68 per cento dei manager executive conferma che l’assenza di adeguata informazione rappresenta un problema, e lo stesso avviene per il 64 per cento in Vietnam e il 50 per cento in Indonesia.
Sorprendentemente, non sono solo le piccole imprese a faticare per far luce sulla miriade di FTA attualmente in vigore, ma anche le grandi imprese hanno lo stesso problema. In egual misura dunque, sia le piccole che le grandi aziende attribuiscono lo scarso utilizzo degli accordi alla mancanza di competenza interna e alla loro complessità.
Tuttavia, le imprese riconoscono l’importanza degli FTA per il loro business, con il 69% delle aziende concordanti sul fatto che questi rappresentano la più grande speranza per il futuro delle loro attività oltre oceano. Infatti, tariffe e dazi rappresentano il secondo fattore, dopo la crescita economica, che incide maggiormente sulle vendite all’estero per le imprese asiatiche.
Ciò che le aziende sperano di vedere nel futuro, è che gli FTA siano resi più completi e conclusi tra paesi con sistemi economici più ampi. Grazie a due accordi a livello panasiatico ancora in corso di discussione, la Trans-Pacific-Partnership e la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), e alla ASEAN Economic Community (AEC) che partirà il prossimo anno, è ragionevole pensare che un numero sempre crescente di imprese inizierà ad utilizzare detti accordi di libero scambio.
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